Pistacchio, mandorlo e noce: nuove e vecchie opportunita’ per la frutticoltura della Basilicata

Ieri 2 maggio 2016, si è tenuto a Policoro (MT) il workshop “Nuove opportunità per la frutticoltura delle aree interne e del Metapontino: pistacchio, mandorlo e noce”, dove sono stati affrontati aspetti tecnici relativi alla coltivazione delle tre specie, in Italia e all’estero. Aspetti sui quali entreremo nello specifico nelle prossime edizioni di FreshPlaza.

 

Il convegno ha voluto affrontare un argomento di grande attualità, quello della frutta a guscio come opportunità di reddito per le imprese agricole. A livello internazionale e italiano, infatti, sono già alcuni anni che il settore vede una crescita positiva, con mercati ricettivi. In generale, nel Meridione d’Italia ci sono le condizioni per poter espandere la coltura del mandorlo, avviare quella quasi nuova del pistacchio e recuperare una coltura “vecchia” come quella del noce, mai stata particolarmente importante al sud.

 

La spinta a prendere in considerazione la possibilità di introdurre altre specie, che potrebbero ben essere condotte dai capaci imprenditori locali, sono stati da un lato la diffusa presenza della Sharka e dall’altro le difficoltà congiunturali del comparto frutticolo. I cambiamenti climatici in atto costituiscono, inoltre, una più ampia sfida per il futuro panorama frutticolo.

 

A moderare i lavori il Prof. Carlo Fideghelli. Ospite internazionale: Amanollah Javanshah dell’Istituto iraniano di ricerca sul pistacchio. A presentare i punti critici e le prospettive della frutticoltura in Basilicata è stato Carmelo Mennone (AASD Pantanello, ALSIA), mentre Lorenzo Laghezza e Luigi Catalano (Agrimeca Grape and Fruit Consulting) si sono focalizzati rispettivamente su mandorlo e noce. Brevi interventi anche a cura di Damiano Avanzato (CREA-Centro di Ricerca per la Frutticoltura, Roma) e Salvatore Martelli (tra le altro cariche, ex direttore dell’azienda Agricola Sperimentale Dimostrativa “Pantanello”).

 

Orientare la produzione
In risposta alle osservazioni dei produttori presenti in sala (leggi più sotto), Luigi Catalano ha segnalato che, dopo oltre 20 anni, il progetto Liste Varietali non è stato più rinnovato. “Le liste varietali italiane hanno chiaramente indicato le performance delle varie mandorle, ad esempio. Oggi però non esiste una varietà panacea: esiste la capacità da parte del tecnico di tirar fuori il meglio da ognuna di esse. E ciò deve avvenire con cura, con attenzione – non telefonica ma sporcandosi le scarpe! – Oggi, più che altro, i risultati sono dettati da gestioni agronomiche sprovvedute: c’è chi pensa che con determinati prodotti si risolvano i problemi, dimenticando l’abc dell’agronomia”.

“Bisogna poi decidere per chi stiamo producendo – ha sottolineato Catalano – I più grossi commercianti di frutta secca segnalano per esempio che l’80-90% della produzione di mandorle è destinato a marzapane. Quindi che il frutto sia singolo, doppio o triplo non importa; servono invece quantità, sapidità, aromi e oli essenziali”.

 

Produttori e tecnici a confronto
Ha avuto luogo, inoltre, un’animata discussione finale che ha messo in luce alcuni tratti fondamentali circa le funzioni del produttore e del tecnico nel settore agricolo.

 

Uno dei produttori presenti in sala ha lamentato un difetto di pragmatismo da parte dei tecnici, manifestando il suo scetticismo nell’impianto di cultivar di frutta a guscio riconosciute nel secolo scorso e dichiarando che “dopo essermi documentato e aver constatato la sempre maggiore competitività degli Spagnoli, ho preferito scegliere io quale fosse la specie e la varietà che ritengo più adatta per i miei terreni e per il mio business. Non sarebbe più corretto però che foste voi a sperimentare e poi indicare a noi cosa produrre?”.

 

In risposta, il Prof. Fideghelli ha ricordato che se pretendere risposte da chi si occupa di sperimentazione è un giusto diritto degli agricoltori, poi però “bisogna avere anche l’umiltà di ascoltare ciò che i tecnici dicono. Altrimenti si rischia di fare da soli, non accettando i consigli, avere fretta e sbagliare, dando poi la colpa a chi non si è saputo ascoltare in precedenza”.

 

“Spesso da noi tecnici – ha aggiunto Carmelo Mennone – volete il responso che vi siete già dati. Ma seguire le mode non è la strada. Anche perché le risposte ce le abbiamo già qui in Italia e non da oggi, ma da vent’anni. Se però un produttore sente l’esigenza di sperimentare una varietà estera perché più in, ben venga; il rischio è solo dell’impresa”.

 

Un’ultima precisazione dalla platea: le istituzioni politiche poco o niente comprendono le potenzialità delle specie di frutta a guscio, in particolare da un punto di vista commerciale, nonostante il positivo andamento della domanda. Risultato: colture non finanziabili.

 

Fonte: www.FreshPlaza.it

 

Data di pubblicazione: 03/05/2016