Quest’anno la campagna dell’olivo non può definirsi tra le migliori. Davide Digiaro, agronomo per il Sud Italia della società Agrimeca – Grape and Fruit Consulting Srl, spiega perché.
Produzione olivicola in calo del 60% per il 2020.
“Questa campagna viene comunemente definita di scarica – commenta il tecnico – almeno per quanto riguarda gli impianti tradizionali che mostrano una produzione inferiore di circa il 60% rispetto allo scorso anno. Negli impianti ad alta densità con raccolta in continuo, comunemente indicati come superintensivi, invece, l’alternanza di produzione si nota meno. Laddove non ci sono stati danni da eventi atmosferici, le produzioni sono state discrete, si è avuta un’ottima allegagione, specie su alcune varietà come Arbequina, Oliana e Arbosana”.
L’agronomo ricorda che questa annata relativamente “povera” è collegata ad una molteplicità di fattori: “Innanzitutto la raccolta tardiva dello scorso anno (specialmente nel nord barese, negli areali di Andria e Corato) ha compromesso la differenziazione a fiore. Qui le olive sono state raccolte da gennaio a fine febbraio: questo ha comportato uno stress per la pianta che si è manifestato in quest’annata con scarsità di produzione. Infatti, è proprio in questo periodo che l’olivo pone le basi per la produzione della stagione, in quanto coincide con la differenziazione delle gemme a frutto. Altro evento critico sono state le gelate del 24 e 25 marzo a cui è seguita quella dell’1 aprile, che nel complesso hanno causato gravi danni alle gemme con perdita di produzione, specialmente in alcuni areali in cui la ripresa vegetativa era avanzata, dopo un inverno con temperature miti.
Dal punto di vista fitosanitario, stiamo fronteggiando problematiche diverse. Anche a causa di un inizio di giugno – che in Puglia è risultato fresco e piovoso, il ciclo della mosca dell’olivo (Bactrocera oleae) è cominciato con largo anticipo anche in areali in cui, di solito, compare in fasi più avanzate. Continua Digiaro: “Abbiamo riscontato le prime ovodeposizioni di mosca intorno al 20 giugno nelle aree costiere e i primi di luglio nelle aree interne”. Riguardo la Tignola dell’olivo (Prays oleae) si sono registrate numerose catture e un periodo di volo molto ampio nel mese di giugno: i danni saranno valutabili a settembre, quando avverrà la cascola, dovuta allo sfarfallamento della tignola dall’interno delle drupe” specifica l’agronomo. Sempre riguardo i danni causati da insetti: “È stata riscontrata la presenza del Rinchite o punteruolo dell’olivo (Coenorrhinus cribipennis) a ridosso delle aree garganiche nell’agro di San Marco in Lamis e di Rignano Garganico in alcuni superintensivi, oltre che nella zona di Fasano, ormai interessata da più anni da infestazioni di questo insetto. Diffuse e con molti danni, specie in questa tipologia di impianti, le infestazioni da parte dell’Oziorrinco (Otiorhynchus cribicollis), ormai molto diffuso nei nostri territori, mentre la Margaronia (Palpita unionalis) ha registrato una minore incidenza rispetto allo scorso anno”.
“Circa i patogeni di natura fungina – continua l’agronomo – una forte pressione di malattia è giunta dall’agente causale dell’occhio di pavone (Spilocea oleagina), durante il periodo primaverile, in particolare sulla cultivar Coratina, estremamente sensibile a questo patogeno”.
Infine l’agronomo di Agrimeca si sofferma su un altro problema che è stato riscontrato quest’anno in diversi impianti olivicoli pugliesi: “Si tratta di un fenomeno che ha riguardato le mignole, specie negli impianti tradizionali in fase di allegagione: c’è stato un aborto fiorale – spiega Digiaro – causato dai due giorni di scirocco e alte temperature durante la fioritura. Il fenomeno è risultato particolarmente evidente soprattutto nei territori olivicoli del nord barese e della BAT”.
Autore: La Redazione ©fruitjournal.com
Data di pubblicazione: 25/08/2020