La gestione del rischio in agricoltura è cruciale per affrontare le incertezze legate alle condizioni metereologiche, che poi costituiscono la causa principale di fitopatie ed altri eventi imprevisti che incidono su produzione e redditività delle aziende agricole.
L’impatto dei cambiamenti climatici in agricoltura e di come la gestione del rischio rappresenti, con le sue strategie, il processo con il quale tutelare il reddito agricolo, è stato il tema dibattuto in un partecipato convegno tenutosi a Bari il 26 gennaio u.s.. Promosso ed organizzato dal broker assicurativo Bianco Assicurazioni con il consorzio di difesa “Agridifesa del Mediterraneo”, ha visto la partecipazione di circa 300 tra imprenditori agricoli, tecnici, funzionari di compagnie di assicurazione e bancari.
Le relazioni tecniche hanno visto gli interventi di Mauro Centritto, direttore dell’Istituto per protezione sostenibile delle piante del CNR, che ha delineato i trend dei cambiamenti climatici nell’era dell’antropocene, ossia del clima totalmente dipendente dalle attività umane. I vari modelli parlano di un innalzamento delle temperature fino a 4°C nel 2050 e l’area del Mediterraneo con l’Italia in particolare, mostra maggiori fragilità.
Gli effetti di questi cambiamenti sulla presenza e comportamento di patogeni e parassiti delle piante sono già apprezzabili da anni. E proprio questi sono i temi trattati dalla patologa Stefania Pollastro e dall’entomologo Enrico de Lillo del Dipartimento di scienze del suolo, della pianta e degli alimenti, riconosciuto dal ministero, dipartimento di eccellenza per le ricerche e gli studi condotti. I nemici delle piante compaiono sempre più numerosi e precocemente nel corso della stagione, su colture ed areali dove non erano mai stati segnalati in precedenza. Si può tranquillamente parlare di “coevoluzione dinamica ospite-patogeno”,in quanto i fattori ambientali impattano significativamente sul processo di parassitizzazione e patogenesi microbica e sull’immunizzazione dell’ospite. Due casi tra tutti quelli illustrati. Le batteriosi di mandorle e fruttiferi causata da Xantomonos arboricola pv. pruni e le moniliosi, ormai causate per oltre il 60% dei casi dal fungo Monilia fructicola e non più da M. fructigena come era consuetudine fino a qualche lustro fa. Passando agli insetti, gli artropodi mostrano un aumento del numero di generazioni all’anno e la capacità di meglio sopravvivere in inverno; aumentano il numero dei patogeni da loro trasmessi e si nota un’asincronia tra la loro presenza e quella dei parassiti naturali così come nel rapporto tra parassita ed ospite. Anche qui, due esempi: la costante presenza del lepidottero margaronia dell’olivo, che anche in questo periodo causa danni ai giovani germogli e il volo anticipato della II generazione della tignoletta della vite (Lobesia botrana), che merita adeguate e rinnovate strategie di protezione.
La relazione del meteorologo Col. Laricchia ha evidenziato come i fenomeni bizzarri verificatesi nelle ultime stagioni – inverno mite e ritorni di freddo ad aprile inoltrato, periodi di siccità e precipitazioni tropicali con le meglio note “bombe d’acqua”, grandinate di inaudita potenza, rappresenteranno una costante in futuro. Sulla base di questi comportamenti, Lorenzo Laghezza della società di consulenza Agrimeca Grape & Fruit Consulting ha rappresentato alcune fitopatie di carattere biotico ed abiotico con le quali agricoltori e tecnici devono ora confrontarsi. In particolare, ha sottolineato l’importanza della vocazionalità delle aree dove si intende realizzare un nuovo impianto, che deve orientare una corretta scelta di varietà e portinnesto, considerando le caratteristiche di fabbisogno in caldo ed in freddo propri per ognuno di esse.
Tra gli strumenti utilizzati per gestire tali rischi, ci sono le assicurazioni agricole. Esse offrono una forma di protezione finanziaria contro le perdite dovute a eventi imprevisti come calamità naturali, inondazioni, siccità e fitopatie colturali. Le polizze assicurative consentono agli agricoltori di adattarsi in modo più efficace alle mutevoli condizioni ambientali ed economiche.
Le polizze agevolate in agricoltura, promosse dal Ministero dell’agricoltura e sovranità alimentare (Masaf), rappresentano strumenti finanziari presenti nel II pilastro della PAC, che offrono agevolazioni agli agricoltori con l’obiettivo di garantire un sostegno sui premi delle polizze assicurative sostenendo il settore agricolo e riducendo i costi per gli imprenditori agricoli che desiderano proteggere le loro colture.
Fabian Capitanio, economista dell’Università Federico II di Napoli ha trattato queste problematiche esordendo con un dato sul quale riflettere: gli eventi climatici hanno fatto crescere a dismisura le perdite di reddito nel settore primario con una media annua di danni catastrofali pari a euro 1,6 Mld negli ultimi 10 anni.
Non considerare gli effetti del cambiamento climatico, con l’aumento dell’imprevedibilità degli eventi estremi sarebbe un serio problema per le politiche d’intervento pubblico. In questo contesto di forte restrizione delle provviste pubbliche per il settore primario, le stime di un possibile deterioramento del valore del capitale fondiario sarebbero pari a 50 Mld di euro di valore dei terreni agricoli in Italia, rappresentando una prospettiva molto pericolosa per la capacità di adattamento delle aziende agricole ai nuovi scenari, soprattutto per le regioni del sud Italia. In funzione della manifestazione degli effetti del cambiamento climatico, l’aumento degli eventi di natura catastrofale, unitamente alla forte concentrazione del portafoglio degli assicurati, ha fatto crescere del 63% il livello della tariffa media delle polizze assicurative in Italia.
In considerazione del forte divario tra le diverse macroaree del paese rispetto alla propensione ad assicurare i raccolti, l’Italia ha scelto di adottare una Misura Nazionale sulla gestione del rischio basata su tre obiettivi: 1) aumentare la PLV agricola assicurata; 2) ridurre il divario territoriale; 3) aumentare l’offerta di strumenti per la gestione del rischio.
Questa scelta ha visto le regioni del centro-sud Italia contribuire per il 67,55 % a fronte di un contributo delle regioni del nord per il restante 32,45%. Tutte le regioni partecipano al “riempimento” della Misura Nazionale, con l’area del sud Italia che risulta contributrice netta principale; la distribuzione delle risorse contenute nella Misura Nazionale, però, viene quasi per la totalità assorbita dall’area del nord Italia, dal punto di vista della contribuzione ai sussidi, ai premi assicurativi. Da sottolineare come il contributo alla PLV agricola vegetale nazionale delle regioni del sud è pari circa al 45%.
Tale scenario è estremamente critico in relazione a due elementi sostanziali, il primo, riguarda le proiezioni sui cambiamenti climatici in atto le quali indicano il meridione d’Italia quale una delle zone a maggior rischio erosione e di resa; secondo, la concentrazione anomala del mercato delle assicurazioni agricole in Italia, con una crescita del prezzo dei premi delle polizze nel sud Italia proprio in ragione della loro scarsa diffusione che restringe la possibilità per le compagnie di diversificare il rischio. Se uno degli obiettivi cruciali della nuova programmazione è quello di aumentare la resilienza economica delle aziende agricole, ci sono dei punti cruciali che vanno affrontati in maniera ineludibile per le aree rurali delle regioni meridionali.
In via preliminare, si auspica il superamento della Misura Nazionale, prevedendo l’implementazione di un sistema misto Stato-Regioni, che preveda un’autonomia gestionale, autorizzativa e finanziaria delle Regioni per le risorse finanziarie attinte dai Feasr, dando la possibilità ad ogni singola regione di utilizzare le risorse proprie per rispondere al territorio. Inoltre, è urgente prevedere una strategia volta a sviluppare polizze assicurative aderenti ai fabbisogni dei differenti territori e settori. È necessario avere la possibilità di riconoscere costituendi Fondi di mutualità, ovvero far partire progetti assicurativi sperimentali che incontrino le reali esigenze rispetto alle tipologie di rischio prevalenti. Il superamento della Misura Nazionale a favore di un sistema misto gioverebbe sicuramente, lasciando alle singole Regioni la possibilità di destinare risorse aggiuntive per i singoli strumenti.
Sul tema “contributi” è intervenuto il Direttore di Agridifesa del Mediterraneo Marco Izzi che ha sottolineato il ruolo fondamentale svolto dai consorzi di difesa nel panorama della gestione del rischio in agricoltura attraverso l’anticipazione di milioni di euro di premi assicurativi alle compagnie per conto dei soci. Da sottolineare il ruolo chiave svolto dai consorzi nella trasmissione dei dati al Masaf e nella semplificazione del dialogo tra gli attori della misura, garantendo la partecipazione, la trasparenza, l’efficienza e l’efficacia delle azioni volte all’effettivo sviluppo del sostegno pubblico ai premi.
Non ha fatto mancare il suo contributo la politica, con la partecipazione del Vicepresidente della Regione Puglia Raffaele Piemontese, che in chiusura dei lavori ha ribadito la disponibilità della Regione Puglia all’apertura di un tavolo tecnico per valutare possibili istanze da presentare in sede di Conferenza Stato-Regioni, per trovare soluzioni condivise per mitigare la sperequazione in relazione alla spesa pubblica tra Regioni del nord e del centro-sud Italia.
Nelle conclusioni, Romeo Bianco, CEO dell’omonima società di brokeraggio, ha ribadito l’impegno a stare al fianco delle aziende agricole sempre più esposte ai danni derivanti da imprevisti climatici, auspicando un ampliamento delle colture per cui si sottoscrivono le polizze, fattore importante anche per la riduzione delle tariffe.
Dott. Agr. Rosario Pio Izzi – Bianco Assicurazioni
Data di pubblicazione: 12/02/2024