Si è tenuta ieri, 2 marzo 2016, nel cuore della Magna Grecia, a Scanzano Jonico (Matera), la riunione internazionale del Gruppo di Contatto tra i maggiori produttori europei di fragole.
A coordinare i lavori, Francesco Nicodemo, presidente dell’OP Asso Fruit Italia, che ha partecipato anche in rappresentanza di Italia Ortofrutta Unione Nazionale, oltre che nella figura di coordinatore dell Comitato di Prodotto “Fragola”, all’interno dell’Organizzazione Interprofessionale ortofrutticola italiana (OI).
Di composizione mista, cioè allargata ad altri Paesi rispetto a quelli che hanno preso parte a quella di ieri, sarà la riunione in programma per il prossimo 4 maggio 2016 a Parigi.
Il Metapontino ha ospitato, per l’occasione, le delegazioni provenienti da Spagna e Francia, oltre a Roberto Cherubini (dirigente dell’ufficio POCOI V – Settore ortofrutticolo – Mipaaf) ed esponenti tecnici del comparto, nonché Ismea e CSO-Centro Servizi Ortofrutticoli.
Le produzioni in Italia, Francia e Spagna
L’intervento di Federico Nicodemo, presidente di Frutthera srl, filiale commerciale di Asso Fruit Italia, si è aperto con una carrellata circa le principali funzioni dell’OI, così sintetizzabili: garantire al consumatore la trasparenza della filiera, interagire con le istituzioni e uniformarsi alle normative europee e italiane operanti in materia ortofrutticola.
Degna di nota, la relazione sulle tendenze di mercato della fragola in un arco temporale compreso tra il 2013 e l’attuale momento storico. Per quanto riguarda l’ultima stagione: “La campagna 2015, in Italia, ha soddisfatto le aspettative – ha spiegato Federico Nicodemo – benché ci siano state alcune criticità quali un’elevata importazione di fragole spagnole, una fase economica generale in tendenziale
flessione e un anticipo produttivo nelle aree settentrionali”. Si è inoltre registrato un rallentamento delle vendite nella seconda metà del mese di aprile, quando a penalizzare i produttori è stata l’elevata disponibilità di prodotto, con conseguente contrazione del prezzo.
Le previsioni per le coltivazioni di fragola nel 2016 mostrano un aumento delle produzioni complessive italiane (+4%, a 3.521 ettari), con prevalenza delle superfici al Sud Italia (2.155 ettari) rispetto al Nord (che si attesta su 910 ha). Incoraggiante il dato totalizzato dalla sola Basilicata, con +150 ettari (diventando di fatto il maggior produttore di fragole in Italia)”.
La Candonga Fragola Top Quality®, vero “oro rosso” del comprensorio, non poteva non essere regina tra le slide della presentazione: su una superficie lucana destinata alla produzione di pianta fresca di 854 ettari, infatti, Candonga rappresenta l’80%, seguita con molta distanza dalla varietà Sabrina (8%) e altre varietà (12%). Il periodo di inizio della raccolta è febbraio.
Alla disamina della campagna ortofrutticola italiana sulla fragola hanno fatto seguito quelle relativa alla Francia e alla Spagna, paesi senz’altro competitor ma allo stesso tempo associati in una logica di mercato comune e partecipato.
A parlare per primi sono stati i referenti delle organizzazioni di produttori francesi. L’anno di riferimento è il 2015. Le produzioni, che si attestano mediamente sulle 22mila tonnellate l’anno, sono state di tipo altalenante e sono state condizionate dalle condizioni climatiche. Sono sei le principali varietà di fragole nella produzione francese: il 45% è costituito dalla varietà Gariguette, una fragola “allungata” cui fa da contraltare la “fragola rotonda”, data per preferita dai consumatori d’oltralpe. Sul prezzo medio di vendita, i francesi rispondono che “è difficile fare una stima, perché le varietà sono tante”. Non mancano in ogni caso picchi di quotazione, come gli 11,50 euro al Kg per la Gariguette; ciò si deve al fatto che i francesi consumano le fragole nazionali ed è così per storia e tradizione, mentre in Italia abbiamo un modello di vendita e quindi di prezzi molto diversi.
Per quello che concerne la Spagna, da sempre territorio vocato per la coltivazione di fragole, Rafael Dominguez Guillèn, direttore di FreshHuelva ha esordito segnalando con un trend positivo. “Abbiamo registrato un 22% di aumento della produzione rispetto alla scorsa campagna 2014/15. Anche le esportazioni verso l’Europa hanno registrato un sensibile aumento (+6,62%). Sul nostro territorio, assistiamo a una diversificazione delle colture. Tre le varietà prodotte: in ordine di importanza Fortuna (35,44%), Rapida, Sabrina e Candonga”.
Le questioni fitosanitarie sul tavolo
“E’ importante intervenire affinché sia standardizzato l’utilizzo di fitofarmaci fra tutti gli Stati membri. Bisogna rafforzare le sinergie a livello tecnico con i produttori spagnoli e francesi, al fine di ridurre anche il ricorso a principi attivi”, così si è espresso Francesco Nicodemo su uno dei temi sensibili per la fragolicoltura europea.
Il regolamento CE 1107/2009 sull’utilizzo dei prodotti chimici in agricoltura e sugli aspetti fitosanitari in genere è solo un punto di partenza. Tra gli Stati membri non c’è unicità di vedute. Tante le discrasie e le divergenze sui principi attivi utilizzabili con le relative cautele e quelli da bandire del tutto.
Giampiero D’Onofrio (in foto), agronomo C.J.O. del Gruppo Salvi, ha parlato dell’impiego della cloropricrina, “sostanza largamente utilizzata in tutti i paesi produttori di fragole per la disinfestazione dei suoli. Attualmente, è utilizzata in deroga e la Gran Bretagna, in qualità di paese relatore, sta valutando l’opportunità di inserire la cloropricrina in maniera definitiva nell’allegato 1 che comprende tutti i prodotti che non necessitano di deroga. Sapremo gli esiti entro il 2017. Fino ad allora, si va avanti con le deroghe per determinati prodotti e in determinati periodi”.
Andrea Badursi (in foto), direttore generale di Asso Fruit Italia, ha detto, riferendosi agli antiparassitari: “Importiamo prodotti che provengono da zone come il Nord Africa, per esempio, che hanno un alto contenuto di anti-parassitari, il cui utilizzo è in alcuni casi addirittura vietato in Italia; allo stesso tempo, a nostra volta non possiamo esportare in questi paesi i nostri prodotti se impiegassimo gli stessi anti-parassitari. Resta che abbiamo qualità elevata e dobbiamo essere più attenti a saperla trasmettere”.
Rispetto invece ai casi di “naturalizzazione” delle fragole estere, Nicodemo ha puntualizzato: “Si tratta di un fenomeno da contrastare; pertanto è strategico armonizzare i procedimenti di controllo e garantire il rispetto delle dichiarazioni di origine”. Quanto alle norme comunitarie che regolano la commercializzazione ha puntualizzato: “Non bisogna cambiarle nella direzione di renderle più flessibili come accade per altri prodotti, altrimenti si andrebbe verso un ribasso degli standard qualitativi, compromettendo la salubrità delle produzioni stesse”.
Un progetto a sostegno della fragola europea
La delegazione spagnola ha infine presentato il progetto cofinanziato dall’Unione Europea: “Fragola d’Europa”, con una dotazione finanziaria di 3 milioni di euro, che per ora include Spagna, Francia e Germania. Guillèn ha dichiarato che si tratta di “un progetto destinato a diventare multinazionale”; dunque potrebbe ampliarsi anche all’Italia.
Autrice: Maria Ida Settembrino per FreshPlaza
Foto (dove non diversamente indicato): Gianluca Pizzolla, ufficio stampa Coordinatore comitato Fragola e Asso Fruit Italia.
Data di pubblicazione: 03/03/2016