Uva da tavola: quali sono le seedless libere?

La costituzione di nuove varietà senza semi coperte da privativa è svolta da numerosi breeder internazionali. A questi si stanno affiancando oggi alcuni soggetti italiani. Tante le modalità di contratto che è possibile stipulare per la produzione e commercializzazione delle varietà.

Tutti vogliono uva senza semi

La popolarità delle uve apirene è in crescita e conquista sempre più i consumatori. L’apirenia delle uve, come noto, è considerata dal mercato un punto di forza. L’uva senza semi è più facile da consumare e le aziende che si occupano di packaging stanno progettando imballaggi volti a presentare l’uva da tavola come snack. Questo cambiamento nei consumi ha generato un fiorire di nuove varietà, ma ha anche creato molta confusione tra gli operatori del settore.

Un quadro confuso
In Italia poi la situazione è aggravata dall’assenza di catasti varietali. L’assenza di uno strumento così importante, capace di restituire una precisa panoramica degli ettari e delle varietà coltivate nel nostro Paese, impedisce al produttore che vuole innovare in ambito varietale di fare una programmazione razionale. Sempre più spesso i produttori si affidano alle “sensazioni” o alle “mode” del momento. Talvolta la scelta ricade su cultivar che in altre aree del mondo sono ritenute ormai obsolete e poco performanti. A complicare ulteriormente il quadro, la pratica dell’impianto non autorizzato di cultivar protette, comportamento che rischia di affossare la reputazione dell’intera viticoltura italiana agli occhi dei costitutori internazionali, con gravi conseguenze per il settore.

Per provare ad arginare questo fenomeno, a giugno 2019 quattro dei principali breeders mondiali di uva da tavola hanno deciso di fare fronte comune per combattere la produzione e riproduzione non autorizzata delle loro varietà coperte da privativa vegetale. L’organizzazione è stata denominata “The Breeders Alliance Company Ltd” e vede tra i suoi costitutori: Grapa Varieties Ltd, IFG, SNFL e Sun World Innovations.

Libere e con privativa
Le varietà di uva da tavola possono essere libere o con privativa. Le varietà libere sono cultivar per le quali il licenziatario non pretende diritti sulla moltiplicazione, riproduzione e commercializzazione. In alcuni casi, inoltre, è possibile che i licenziatari abbiano deciso di non rinnovare la privativa. Le varietà con privativa solitamente vengono classificate sulla base della forma adottata per la riscossione dei diritti:
– royalty all’impianto (per pianta o per ettaro, una tantum o annualmente);
– royalty sia all’impianto sia sul valore del prodotto commercializzato annualmente;

Quest’ultima modalità può prevedere la presenza di circuiti chiusi denominati “Club”. Con la “Formula Club” i coltivatori sono tenuti a conferire le produzioni alle aziende licenziatarie, le quali hanno libertà di commercializzazione in tutti (o quasi) i mercati di destinazione. Con questa formula è possibile pianificare le produzioni a seconda delle esigenze del licenziatario. Le aziende commerciali licenziatarie (gli esportatori) che intendono effettuare investimenti con le varietà senza semi con privativa, hanno la possibilità di testare preventivamente ogni singola varietà, in modo da conoscerla, valutarla e selezionarla stilando protocolli di produzione grazie anche ai locali tecnici di campo. Il percorso di verifica e selezione delle varietà, oltre all’aspetto produttivo, mira anche a testare la risposta del mercato.

La questione “Club”
Sulla Formula Club è in corso una diatriba tra i vari attori della filiera. Mentre c’è chi sostiene che il “Club” permette di programmare le produzioni, non sono pochi a lamentarsi di una mancanza di trasparenza sulle condizioni contrattuali e sui prezzi di vendita. Perché, stando all’opinione di molti produttori, chi produce varietà Club non è libero di vendere il prodotto al miglior offerente. La Formula Club rende l’esportatore un anello fondamentale che mette in relazione il mondo produttivo con quello della distribuzione. Indispensabile è, in questo caso, la trasparenza da parte delle figure
commerciali verso i produttori al fine di favorire la fiducia reciproca tra le parti.

Nel mese di giugno 2019, il Comitato Agricoltori e Commercianti di Puglia e Basilicata ha depositato all’Antitrust un dossier in cui si denunciano gli schemi contrattuali utilizzati dai breeders (e che secondo il comitato sarebbero imposti) per disciplinare e organizzare produzione, raccolta, conferimento e commercializzazione delle uve apirene.

Varietà libere
Tra le principali varietà non sottoposte a privativa vegetale e la cui diffusione non ha restrizioni, ci sono quelle costituite dall’USDA (Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti). La varietà più nota è Crimson Seedless, varietà medio tardiva a bacca rossa, nota tanto per il suo ottimo sapore, quanto per la sua fertilità medio-bassa e la difficoltà di colorazione.

Un’altra varietà libera costituita dall’USDA è Flame Seedless. Meritano inoltre di essere ricordate Sublima Seedlees, costituita da A. Gargiulo (Argentina) e la sudafricana Regal Seedless, costituita da ARC Infruitec-Nietvoornij Research Institute. La licenza per la Regal non è stata rinnovata in diverse parti del mondo ed è ritenuta dai più una cultivar obsoleta. Ciononostante questa varietà, per il suo elevato indice di fertilità e l’assenza di royalty, ha conquistato molti produttori pugliesi dell’Arco Jonico e del Sud-Est barese e gli ettari di questa sono fortemente aumentati in queste zone negli ultimi anni.

Anche Early Red (o Supernova), di origine moldava, costituita dal National Institute for Viticolture and Oenology, è molto gettonata in Italia negli ultimi anni. Al contrario Centennial Seedless, costituita dalla Texas Agricoltural Experiment Station, ha perso moltissimo terreno.

Meritano una menzione King’s Ruby (o Ruby seedless), varietà costituita dalla The Regent of California University e Thompson Seedless, la seedless più famosa al mondo e la più antica impiantata in Italia. Tuttavia, a causa delle sofisticate e talvolta dispendiose tecniche di produzione, non ha molto conquistato i produttori. Il suo costitutore non è noto, ma la sua diffusione si deve a William Thompson (da cui il nome) il quale nel 1978 acquistò delle talee presso un vivaio di New York e cominciò a coltivarla in California.

Per la varietà greca Attiki N, (o Attika), il cui costitutore è Vassilis Mikos, i diritti sono scaduti nel 2009 e non sono stati rinnovati.

Infine Mistery Aro, del Volcany Centre in Israele la cui privativa è decaduta. Per ragioni commerciali Grape Evolution (società che si occupa della sua commercializzazione) ora punta su una Mistery migliorata dal nome Prime.

Continuate a seguirci, nei prossimi giorni analizzeremo ed elencheremo tutte le:

Varietà con royalty all’impianto;
Varietà con royalty annuale;
Varietà con royalty all’impianto e sul valore del prodotto e
Formula Club.

 

Autori:
Angelo Gasparre – agronomo Food Agri Service,
Domenico Zagaria – agronomo Agrimeca Grape and Fruit Consulting