Gli induttori di resistenza sono delle sostanze che non hanno un’attività diretta nei confronti del patogeno, essi però attivano i naturali meccanismi di difesa che tutte le piante possiedono.
Si tratta di sostanze che, in genere, hanno necessità di essere somministrate prima dell’infezione, cosicché la pianta è pronta a fronteggiare il patogeno.
Ad oggi quali sono le novità del settore per l’uva da tavola? Come adoperare questi prodotti nella maniera migliore? Ne parleremo in un webinar il 17 marzo 2021 alle 15:00 con:
- Francesco Faretra professore presso l’Università degli Studi di Bari;
- Milvia De Miccolis ed Enza Dongiovanni, ricercatrici presso l’Università degli Studi di Bari;
- Tonino Melillo, tecnico di campo per Agrimeca Grape and Fruit Consulting;
- Luigi Evangelista, tecnico di Gowan che presenterà Ibisco.
L’evento è gratuito ed essendo coorganizzato con:
- l’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Bari
- il Collegio Interprovinciale Agrotecnici e Agrotecnici Laureati di Bari e Bat e
- il Coordinamento Regionale Collegi Periti Agrari e Periti Agrari Laureati della Puglia
prevede il riconoscimento dei crediti formativi professionali (CFP) per gli iscritti in regola.
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* * * È possibile richiedere i crediti formativi esclusivamente compilando gli appositi campi presenti nel form di iscrizione * * *
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Cosa sono e come funzionano
Le piante hanno sviluppato nel corso della loro evoluzione i più svariati meccanismi di difesa contro funghi, batteri, virus, insetti e persino animali erbivori. Le sostanze chimiche che inducono le reazioni di difesa della pianta vengono chiamate induttori. Essi promuovono nella pianta quei meccanismi di difesa in grado di protegge dagli attacchi di microorganismi patogeni, senza peraltro produrre reazioni di ipersensibilità.
Importante è sottolineare che, gli induttori di resistenza, sono in grado di agire anche in assenza dell’agente patogeno.
La capacità delle piante di proteggersi dall’azione di agenti fitopatogeni può essere di tipo passivo (resistenza passiva) o attivo (resistenza indotta o acquisita). A tal proposito riportiamo un approfondimento della Regione Emilia Romagna.
Resistenza passiva:
Le piante possono essere dotate di barriere fisiche costitutive che sono presenti, quindi, anche in assenza del patogeno. Ad esempio la cera spessa che ricopre le foglie di alcune specie vegetali è in grado di limitare alcuni agenti fitopatogeni che, per penetrare all’interno dell’organo vegetale, devono sfruttare la presenza di microlesioni o pori. Inoltre le cellule vegetali sono circondate da pectine e cellulosa, sostanze già di per se difficilmente aggredibili.
Resistenza indotta localizzata:
La protezione esterna talvolta non è sufficiente e la pianta mette in atto meccanismi di difesa ogni qualvolta si trovi in presenza di microorganismi fitopatogeni. I meccanismi di induzione di resistenza possono essere svariati.
- Un’infezione localizzata talvolta è in grado di portare a una resistenza nei confronti di successive infezioni da parte di svariati microorganismi.
- In alcune specie vegetali, le cellule che si trovano nelle immediate vicinanze dal punto interessato dall’infezione tendono ad autodistruggersi, limitando così in tal modo l’espansione del parassita all’interno della pianta. Si tratta di una “reazione di ipersensibilità” che, rallentando il processo patogenetico del microrganismo, permette alla pianta di dare avvio ad altre reazioni di difesa.
- Un altro meccanismo di risposta alla penetrazione di un agente patogeno è la sintesi e l’invio di sostanze in grado di segnalare il pericolo incombente. In questo caso si parla di “resistenza acquisita di tipo locale”.
Resistenza Sistemica Acquisita (SAR)
Quando il segnale, di tipo biochimico viene inoltre inviato all’intera pianta fino alle radici, rendendola in grado di prepararsi a futuri ulteriori attacchi di parla invece di SAR o resistenza sistemica acquisita (Systemic Acquired Resistance). Questo tipo di resistenza (dimostrata a partire dai primi anni ’90) si esprime nei confronti di un ampio spettro di organismi patogeni e differisce nella sua azione in funzione proprio dell’agente patogeno induttore.
Il tempo necessario alla pianta per mettere in atto meccanismi di resistenza sistemica dipendono sia dalla specie vegetale che dal microrganismo induttore. Alcune reazioni possono essere scatenate in appena pochi secondi, per altre occorre almeno qualche ora prima che si mettano in moto, per altre ancora addirittura settimane.
Alcune reazioni poi cessano non appena l’agente patogeno viene eliminato mentre al contrario altre permangono nella pianta per diverse settimane. Un altro caso di resistenza sistemica è stata ottenuta attraverso la colonizzazione della rizosfera di piante di pomodoro da parte di rizobatteri, (come noto microorganismi promotori della crescita vegetale) o di Trichoderma spp., applicati al suolo. Tale applicazione conferiva resistenza sia a livello dello stelo che delle foglie nei confronti di svariati agenti patogeni.
Autore: Teresa Manuzzi
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Data di pubblicazione: 12/03/2021