Xylella: la speranza è nelle nuove varietà

Varietà e gestione integrata danno speranza e futuro all’olivicoltura. Lo ha sottolineato il convegno sull’innovazione settoriale de L’Informatore Agrario con l’Università di Bari, Agromillora e Agrimeca.

 

Fabio Lazzari (al podio) presidente dell’ordine dei dottori agronomi e forestali di Lecce.

L’innovazione olivicola è stato il tema del convegno tenutosi a Lequile (Lecce), organizzato da L’informatore Agrario in collaborazione con l’Università di Bari, le società Agromillora e Agrimeca, al quale sono intervenuti olivicoltori provenienti da diversi comuni salentini.
Un appuntamento con la partecipazione anche dei tecnici agricoli, il cui ruolo per un’olivicoltura di qualità è stato ribadito dagli interventi del presidente dell’ordine dei dottori agronomi e forestali della provincia di Lecce, Fabio Lazzari, e dal presidente del collegio territoriale dei periti agrari e periti agrari laureati, Roberto Martina. L’innovazione deve essere innanzitutto culturale, ha ricordato Salvatore Camposeo dell’Università degli Studi di Bari, e deve vedere protagonista un olivicoltore moderno, chiamato a fare scelte oculate, adeguatamente assistito sul piano tecnico.

Nonostante in Italia vi siano 538 varietà di olivo, ha aggiunto, con 5 di esse che da sole assommano la metà della produzione nazionale, vi è tuttavia ancora spazio per cultivar in grado di rispondere alle nuove sfide dei cambiamenti climatici e delle emergenze fitosanitarie, come la varietà Lecciana, che negli oliveti superintensivi interpreta appieno gli obiettivi della moderna olivicoltura.

Derivante dall’incrocio delle varietà Leccino e Arbosana, la Lecciana ha portamento eretto e chioma di buona densità, entrata in produzione molto precoce, buona pezzatura dei frutti e buona produttività per albero, apprezzabile resistenza per danni a rami e frutti durante la raccolta meccanica, ottima resistenza al freddo, sensibilità medio bassa alla mosca olearia e ad altri parassiti, soddisfacenti aspetti ualitativi dell’olio, ma soprattutto resistenza alla Xylella fastidiosa f.sp. pauca, tant’è che la Lecciana, già iscritta nell’elenco nazionale delle varietà e in corso di registrazione in tutto il mondo, dal maggio scorso è stata autorizzata per la messa a dimora nelle zone infette, con specifico provvedimento dell’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia, rappresentato al convegno da Angelo delle Donne, che ha parlato dell’articolata normativa fitosanitaria comunitaria, nazionale e regionale, nonché del passaporto delle piante.

Olivicoltura intensiva: linee guida

Al convegno sono state presentate anche le linee guida per la coltivazione dell’oliveto superintensivo, ovviamente da adattare ai diversi contesti aziendali, a cura di Lorenzo Laghezza, dell’Agrimeca Grape and Fruit Consulting: sesto di impianto di 4 per 1,5 metri, per un totale di 1.666 piante a ettaro, presenza di palo tutore per ogni pianta, potatura manuale nel primo e secondo anno, mentre dal terzo questa operazione è completamente meccanizzata, impianto irriguo da poggiare su una struttura in fil di ferro opportunamente collocata su filari perfettamente allineati, gestione delle infestanti con diserbo sulla fila e inerbimento nell’interfila, oppure la pacciamatura.

La meccanizzazione resta un elemento imprescindibile, ha ricordato nel suo intervento Domenico Inchingolo dell’omonimo gruppo; per la raccolta sono oggi disponibili macchine che uniscono potenza, affidabilità, produttività, confort, sicurezza, con testate autoallineanti, convogliatori e sistemi di pulizia altamente efficienti.

La potatura meccanica dell’olivo superintensivo, invece, offre anche altri vantaggi oltre alla riduzione della manodopera: massimizza l’intercettazione e la penetrazione ottimale della luce, crea una parete piatta di foglie, controlla le dimensioni della chioma e la crescita laterale degli alberi, facilita la raccolta meccanica, con positivi riflessi anche sulla produttività dell’impianto. Della suscettibilità della varietà Lecciana all’infezione da Xylella ha inoltre parlato Donato Boscia, dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr di Bari.

Sulla base dei dati acquisiti in quattro anni di osservazioni in condizioni controllate, combinati con i rilievi in pieno campo effettuati in zona infetta, il ricercatore ha affermato che la varietà Lecciana, pur non essendo immune al batterio responsabile del disseccamento rapido dell’olivo, risulta più resistente rispetto ad altre varietà suscettibili o altamente suscettibili, sia in termini di sviluppo di sintomi che di frequenza delle infezioni.

Data di pubblicazione: 03/10/2024